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DI NIDI E DI ADDII

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Stamattina il Patato è rientrato all’asilo, dopo tre settimane di assenza.
Prima per l’otite & co, poi per la nostra settimana pre-trasloco a Zurigo.
Saranno i suoi ultimi giorni qui, la sua penultima settimana per l’esattezza.
E mi scende una lacrima quando ci penso, perchè  questa è una delle cose di cui più mi dispiace, dei tanti e diversi distacchi che il nostro trasferimento comporterà.
Ho sempre percepito il nido come un posto sicuro, un piccolo rifugio in cui lasciare mio figlio in buone mani, quando ero al lavoro o impegnata in altro, dove lui potesse abituarsi a condividere la vita con altri bambini, giocare, mangiare, riposarsi. 
Imparare altre cose del mondo, diverse rispetto a quelle di casa sua, di mamma e papà.
È vero, mi dico, che comunque questa esperienza sarebbe finita tra poco. Un paio di mesi e ci sarebbe stata l’estate e, subito dopo, il passaggio alla scuola materna (ehm…volevo dire dell’infanzia!)
Ma mi sarebbe davvero piaciuto fargli finire l’anno, fargli vivere la festa insieme ai suoi amichetti. Non strapparlo via così, in un giorno qualunque di una qualunque settimana dell’anno.
Dall’altra parte delle Alpi inizierà una nuova avventura anche per lui. Spero altrettanto bella e serena di quella vissuta in questi mesi nell’asilo italiano.
Sarà senz’altro diverso, inevitabilmente. Ci saranno nuove opportunità e grandi cambiamenti. Sentirà parlare due lingue, invece che una sola. E all’inizio una non la capirà. 
Farà orari differenti e non gli basterà uscire di casa e attraversare la strada per andare e tornare. Dovrà addirittura prendere il tram (chiaramente anche la mamma con lui e quanto le mancherà il nostro asilo dall’altra parte della strada!)
Non sarà per tutti i giorni della settimana, ma solo per qualche mattina.
Qualcuno nei giorni scorsi mi chiedeva info su come funziona in Svizzera.
Il sistema scolastico è abbastanza diverso dal nostro, ma al momento io mi sono limitata ad approfondire la parte che mi interessa, relativa ai più piccoli.
La scuola “materna”, o dell’infanzia che dir si voglia, lì comincia a cinque anni ed è già scuola dell’obbligo. Prima di questa età sono disponibili varie tipologie di nidi, tutti privati, non esistono infatti asili pubblici.
Se ne trovano più o meno per tutti i gusti, in tutte le lingue (le principali, almeno) e di tutte le correnti pedagogiche. 
Tutti, però, hanno un elemento in comune: i costi stratosferici, per lo meno secondo i parametri a cui siamo abituati in Italia.
Trattandosi di servizi esclusivamente privati, e considerando il costo della vita sensibilmente superiore al nostro, il risultato è che in Svizzera i piccoli vanno all’asilo nido solo se la mamma lavora e, soprattutto, solo nei momenti in cui lei è effettivamente fuori casa. 
Essendo diffusissimo tra le donne- madri il part time verticale (in cui si lavora solo alcuni giorni la settimana, due o tre, normalmente), i bimbi vengono iscritti al nido solo per i giorni effettivamente lavorati, nei rimanenti rimangono a casa.
A me pare un po’ strano, anche se conosco altri Paesi in cui funziona in questo modo. 
Mi ci dovrò abituare.


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